È del tutto normale che i genitori si preoccupino quando notano che il proprio bambino, intorno ai 2 anni, inizia a balbettare.
Ma non tutte le balbuzie infantili sono uguali: alcune sono transitorie e scompaiono da sole, altre invece tendono a persistere nel tempo.
In questo articolo ti spiego cosa fare in caso di balbuzie in bambini di 2 anni, come distinguere le due situazioni, quando è il caso di rivolgersi a uno specialista in balbuzie infantile, e quali sono i primi passi da fare per aiutare tuo figlio che presenta balbuzie a 2 anni o in età prescolare in modo concreto e sereno.
Balbuzie nei bambini piccoli: una fase o un campanello d’allarme?
A partire dai 2 anni molti bambini attraversano una fase transitoria in cui il linguaggio non è ancora fluido. È il momento in cui il bambino sta acquisendo rapidamente nuove parole, ma il suo cervello fatica ancora a gestirle tutte con scioltezza. Questo può generare disfluenze come ripetizioni, esitazioni, piccoli blocchi. Ci possono essere anche altri fattori,oltre a quelli linguistici, che portano agiscono (emotivi, cognitivi, ambientali).
Questa condizione viene chiamata balbuzie transitoria ed è destinata a risolversi.
Tuttavia, in una percentuale compresa tra il 20% e il 40% dei casi, la balbuzie tende a persistere e può evolvere in una forma stabile e persistente. Ecco perché è importante non sottovalutare i segnali, soprattutto se durano nel tempo o se provocano frustrazione nel bambino.
Quando rivolgersi a un logopedista specializzato?
Il momento giusto per prenotare una consulenza logopedica è entro i primi 3 mesi dall’esordio dei sintomi. Agire precocemente può fare davvero la differenza.
Durante la prima valutazione, la logopedista specializzata in balbuzie infantile analizza diversi elementi:
Fattori di rischio che possono indicare una balbuzie persistente:
- Familiarità (presenza di altri casi in famiglia)
- Sesso del bambino (è più frequente nei maschi)
- Durata dei sintomi e età d’esordio
- Tipologia di disfluenze (come ripetizioni di sillabe o parole brevi, prolungamenti di suoni, blocchi silenziosi)
- Comportamenti secondari (tensioni facciali, evitamento di parole, frustrazione)
Risposte emotive e comportamentali:
- Come il bambino vive le disfluenze (frustrazione, imbarazzo, reazioni fisiche)
- Come reagiscono i genitori (ansia, impazienza, interruzioni, correzioni continue)
L’obiettivo è valutare in modo completo il rischio di persistenza e fornire indicazioni chiare su come aiutare il bambino fin da subito.
Cosa possono fare i genitori?
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Informarsi con fonti affidabili e basate su evidenze scientifiche
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Agire presto: non aspettare troppo
Attendere che la balbuzie “passi da sola” può essere una strategia rischiosa. Anche se la balbuzie nei bambini di 2 anni può sembrare una tappa fisiologica, in realtà non lo è. Se la balbuzie persiste per più di 3 mesi o se il bambino mostra segni di disagio, intervenire precocemente è la scelta più efficace per prevenire che la balbuzie si strutturi nel tempo.
⏱️ Il momento migliore per agire è subito dopo i primi segnali, quando il bambino è ancora molto piccolo e il cervello è altamente plastico.
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Balbuzie infantile: prospettive e possibilità
La buona notizia è che, se affrontata con serenità e tempestività, la balbuzie nei bambini di 2 anni e nei bambini piccoli in generale ha ottime prospettive di risoluzione spontanea.
E anche nei casi in cui persiste, è possibile aiutare il bambino a parlare con più serenità, senza paura né evitamento.
Il supporto giusto, al momento giusto, può fare la differenza non solo nel linguaggio, ma anche nella sicurezza e nella qualità della comunicazione futura.
Hai bisogno di un confronto?
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Un caro saluto,
Maria Silvia Mazzocchi
Logopedista specializzata in balbuzie, cluttering e altre caratteristiche della fluenza verbale Thomas More University, Belgio